La Fondazione “Centro di iniziativa giuridica Piero Calamandrei”
partecipa commossa la scomparsa dell’
avv. Alfredo Viterbo
Consigliere fin dalla sua costituzione nel 1978 e Presidente dal 1993
al 2009 e ricorda il suo costante impegno per la promozione dei
diritti civili e la lungimirante visione delle nuove tecnologie
digitali.
L’avv. Alfredo Viterbo, uomo di acuta intelligenza e lucida capacità d’analisi, si è spento il 28 dicembre 2020 nella sua casa di Mongreno all’età di 82 anni.
Nato a Mogadiscio nel 1938 e vissuto a Torino, ha dedicato gran parte della sua vita professionale alla difesa dei princìpi democratici, di uguaglianza e di libertà sanciti dalla Costituzione. Si è battuto a favore delle leggi su aborto e divorzio; ha fatto parte del collegio legale alternativo che ha difeso 11 dei 61 operai licenziati dalla Fiat nel 1979; ha promosso il pieno riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza; è stato attivamente coinvolto nella difesa di Enzo Tortora; si è occupato di responsabilità dei giudici; di tutela della privacy, del diritto di immagine e al nome; ha ottenuto la restituzione di importanti opere d’arte di pittori Macchiaioli trafugate durante la Seconda Guerra Mondiale (tra cui la “Ragazza che cuce” di Silvestro Lega); ed ha sempre tutelato i più deboli, anche di fronte alla Corte Europea dei Diritti Umani.
È stato tra i fondatori della Fondazione Centro di iniziativa giuridica Piero Calamandrei di Roma e suo Presidente dal 1993 al 2009. Ha fatto attivamente parte del Movimento Federalista Europeo, sostenendo la necessità di una sempre maggiore integrazione europea. È stato membro dei Giuristi Democratici con cui ha condiviso tante battaglie civili.
Come studioso è stato un anticipatore, occupandosi di temi quali il diritto della rete, le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale. Tra le sue pubblicazioni troviamo infatti: L’informazione e l’informatica nella società della conoscenza (2002), La rete: tecnologia di libertà? (2003), L’intelligenza artificiale e le sue origini culturali (2004), I 70 anni del Manifesto dell’intelligenza artificiale (2007) e Le macchine di Turing, la gge di Moore e l’uomo bioinformatico (2008).
Dopo la chiusura dello studio professionale, si era ritirato nella casa sulla collina di Mongreno, già di Aurelio Peccei, dove aveva coltivato e messo in pratica i princìpi ambientalisti circondato dai tanti amici che lo ricorderanno come grande esempio di umanità e generosità.
La Fondazione Calamandrei cui ha dedicato tanti anni di passione e impegno civili conserva i segni della costruzione e lungimirante visione.