La consegna del premio è avvenuta lo scorso settembre presso la Corte di Cassazione in presenza del Procuratore Generale della Cassazione Giovanni Salvi. Per le ben note difficoltà legate alla pandemia, la consegna del Premio si è svolta in forma privata con la sola presenza dei membri della giuria, della Famiglia Cavallone, dei Consiglieri della Fondazione Calamandrei e della vincitrice.
La Giuria nel Premio Giulia Cavallone, presieduta dal PG della Corte di Cassazione, cons. Giovanni Salvi, e composta dalle prof.sse Paola Severino e Cristina Mauro, ha concluso i suoi lavori di valutazione delle 22 domande pervenute e all’unanimità ha conferito il Premio alla dr.ssa Alice Giannini, dottoranda presso l’Università di Firenze, per il suo progetto “Criminal behavior and accountability of Artificial Intelligent Systems”.
La Giuria, nell’esprimere apprezzamento per l’elevato livello di tutte le proposte presentate, ha così motivato l’attribuzione del premio alla dr.ssa Giannini:
“Il progetto di ricerca della dr.ssa Alice Giannini è molto serio e articolato. Esso riguarda l’Intelligenza Artificiale (IA) nei suoi riflessi sulla responsabilità penale e più in generale sulla possibilità di individuare parametri di riferimento per una responsabilità intesa come accountability.
Il tema della IA è in realtà al centro anche di altri progetti, molti dei quali di spessore e che dispiace dover tralasciare, a testimonianza dell’interesse ormai consolidato che i complessi temi dell’IA pongono all’organizzazione della giustizia e alla possibilità di investigare, processare e punire gli autori di condotte illecite.
La dr.ssa Giannini affronta con autorevolezza un tema specifico e in forme originali. Essa individua infatti una questione che si pone in termini del tutto diversi dal passato, pur nel settore della IA, a causa della progressione non tanto della capacità di elaborazione e della massa di dati esaminabile dalle forme più avanzate di Machine Learning, ma soprattutto della logica non causale ad esse sottese e dunque alla imprevedibilità dell’azione operata autonomamente dalla macchina, con conseguenze di grande rilievo sul tema della responsabilità.
Nell’abstract del progetto di ricerca, la candidata sottolinea che “l’evoluzione delle tecniche di intelligenza artificiale ha portato allo sviluppo di software capaci di porre in essere azioni autonome e imprevedibili. Per questo motivo, i sistemi giuridici moderni stanno affrontando – e affronteranno sempre di più in futuro – situazioni nelle quali sarà difficile, se non impossibile, determinare con un grado di certezza giuridicamente ammissibile se un danno causato ad un bene giuridicamente protetto come conseguenza di un’azione di un IA possa essere attribuito ad un agente umano coinvolto nella catena causale degli eventi (ad esempio il programmatore, il produttore o l’utente)”.
Molto interessante è poi l’obiettivo primario della ricerca, riguardante l’individuazione di un linguaggio comune, quale premessa per la condivisione delle problematiche circa la responsabilità. La conoscenza approfondita del tedesco, oltre che dell’inglese, rende coerente la scelta dell’Università di Maastricht quale luogo di soggiorno di studio.
L’originalità e la serietà dell’approccio discendono da un curriculum di tutto rispetto. Non solo la tesi di dottorato, avviata sin dal 2019, ara il medesimo terreno. In realtà, l’interesse per i profili giuridici dell’applicazione dell’IA a diversi campi (dalla medicina e dunque della responsabilità del medico, all’impatto della IA sui diritti fondamentali) percorre l’intera vita di giovane studiosa della candidata.
Oltre agli scritti e alla partecipazione a convegni, colpisce l’impegno nell’attività professionale, che ha trovato anch’esso momenti di incrocio con i temi della IA.
La solida esperienza internazionale della candidata è maturata in attività formative all’estero e in Italia, e anche con contributi scientifici.
Questa solida preparazione è di buon auspicio circa la coerenza della proposta di soggiorno all’estero con l’impegno nel progetto di ricerca.
Il carattere internazionale del progetto, peraltro, è reso evidente dalla contemporanea presenza quali garanti di due prestigiosi studiosi, il prof. Michele Papa, Ordinario presso l’Università di Firenze, e il prof André Klip, Full Professor of Criminal Law, Criminal Procedure and the International Criminal Law-Head of Department, Faculty of Law, Maastricht University.
Infine, la Commissione ha valutato molto favorevolmente l’impegno duraturo della dr.ssa Giannini quale Avvocato di Strada e nell’assistenza legale ai detenuti, quale forma di volontariato. Impegno certamente non richiesto dal bando e che si aggiunge alla motivazione che si è sopra indicata, ma che non riteniamo estraneo al Premio, che ricorda una giovane donna, impegnata, nel suo lavoro di magistrata ma sempre con lo, sguardo alto, rivolto agli altri e, tra questi, agli ultimi.”